Patricia Scotland, avvocato, ex Guardasigilli del Governo laburista, fondatrice e presidente della EDV (Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence), tra il 2003 e il 2010 ha promosso e coordinato un progetto operativo contro la violenza domestica in Gran Bretagna grazie al quale è diminuito grandemente il numero delle vittime di questo terribile fenomeno criminoso.
Nella città di Londra, nel periodo indicato, gli omicidi di donne sono passati da 49 a 5, grazie ad un sistema semplice e, per certi versi, ovvio di coordinamento di tutti gli istituti già presenti nella maggior parte degli ordinamenti giuridici nazionali.
La misura principale prevista è costituita dall’allontanamento fisico della vittima dal luogo in cui si consuma la violenza, che spesso è rappresentata dalle mura domestiche all’interno delle quali, invece che protezione, si trova l’aggressore.
Attivato il Tutor, secondo un protocollo di intesa tra Servizi sociali, medici, avvocati e operatori di polizia giudiziaria, la vittima viene seguita e aiutata per un periodo di tempo (tre mesi) che le consentirà di accedere ad un vero e proprio Programma di assistenza e reinserimento sociale.
Viene, altresì, assegnato alla vittima un punteggio di rischio – da altissimo a molto alto a medio – al fine di procedere alla sua sistemazione in un alloggio pubblico, se disponibile, oppure in un’abitazione privata per evitare il ritorno, anche volontario, della donna dal proprio aggressore.
Oltre al Tutor e agli IDVAR (Independent domestic violence adviser) vengono coinvolte le aziende (in Inghilterra hanno aderito in tante, sia quelle di piccole dimensioni, sia le multinazionali) per fare in modo che le donne non perdano il lavoro e mantengano, così, la loro indipendenza economica, elemento fondamentale per non subire ricatti psicologici da parte del loro persecutore.
Grazie al metodo Scotland, nel Regno Unito è aumentata la percentuale di aggressori sottoposti a procedimento penale poiché le donne, consapevoli di poter essere aiutate in modo concreto e di non essere lasciate sole, trovano il coraggio di denunciare e di affrontare tutte le difficoltà successive.
Al contempo, sono diminuiti i costi sociali che la violenza domestica porta con sé, grazie all’integrazione sistematica dei servizi giudiziari, sanitari e assistenziali e alla promozione di una politica sociale concreta e funzionale alle esigenze reali e quotidiane delle vittime.
E in Italia?
Nel mese di maggio del 2013 è stato siglato un accordo tra l’Università degli Studi Milano-Bicocca e la baronessa Scotland con la fondazione di un progetto (l’EDV Italy Project) che ha lo scopo di promuovere l’introduzione anche nel nostro sistema giudiziario del Metodo Scotland, già sperimentato in Spagna e Nuova Zelanda.
Da allora, nonostante gli sforzi dei vari governi per arginare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne (si pensi anche al Codice Rosso recentemente entrato in vigore in Italia), il Metodo Scotland non ha ancora trovato attuazione.